Il pigro sole invernale si alzò nel cielo. Aprì le braccia e guardò giù verso una piccola casa di legno. Quella casa aveva una grondaia e un ghiacciolo vi si era appena formato.
“Buongiorno”, disse il ghiacciolo aprendo gli occhi.
La grondaia si scosse un po’ a quel suono e sussurrò assonnata: “Che succede? Come sei arrivato qui?”.
“Finalmente ci sono! Non eravate impazienti di vedermi?” chiese, risentito, mentre sbatteva le palpebre alla luce del sole.
“Beh, lo vedo che sei arrivato”, rispose la grondaia, sbadigliando, “ma non lo sai che l’inverno è quasi finito? Sei arrivato troppo tardi e ti sei perso l’inverno”.
“Non può essere vero!” urlò il ghiacciolo, cercando di fissarsi meglio sul metallo freddo. “Sono appena arrivato! Perché non mi hai chiamato prima? Non vedevo l’ora di venire!”.
“Hai dormito un po’ troppo, pigrone. Hai dormito troppo”, disse la voce del sole, dal cielo. “Oggi sono ancora un po’ stanco e non ho voglia di brillare. Ma domani vi farò vedere cos’è il vero calore. Goditi l’ultimo giorno d’inverno!”. E il sole fece un sorriso.
Il ghiacciolo, preoccupato, sentì due gocce scorrere sulla sua fronte. E adesso? Non vedeva l’ora che arrivasse l’inverno e invece non si era svegliato in tempo! Poi, all’improvviso, il ghiacciolo si rese conto che le cose stavano semplicemente così!
A quel punto, il ghiacciolo non era più triste. Sorrise, concentrò tutta la forza che aveva nel suo corpo e cominciò ad allungarsi. Più la luce del sole lo colpiva, più lui si allungava.
“Guarda, mamma! Un ghiacciolo!” esclamò la voce di un bambino, e una palla di neve lo colpì. Poi un’altra. E un’altra ancora. Per via delle risate dei bambini, nessuno poté sentire le lievi risatine del ghiacciolo.
Si aggrappò alla grondaia con tutte le…