La luce del giorno iniziò gradualmente a svanire insieme a un forte boato. La stiva della nave fu sigillata in un istante. Sale e Pepe scesero dal pallet di spedizione. A quanto pare si trovavano in un enorme magazzino, nelle viscere di una nave in movimento. E, sebbene avessero programmato di tornare a casa in treno, il destino aveva avuto un’altra idea. Il pallet su cui si trovavano era stato caricato su una nave oceanica!
Fortunatamente, Pepe capì i pittogrammi sulle pareti, che tremolavano come lampioni. “Dai, andiamo da questa parte”, disse a Sale, cercando di orientarsi.
“Sai cosa significano quei cartelli?”, gli chiese per sicurezza, anche se si fidava ciecamente dell'amico.
“Sì. Devi sempre andare nella direzione delle frecce. Ti tireranno fuori da ogni impiccio”, lo rassicurò Pepe.
E così i due salirono lentamente la scala di metallo, proprio come indicavano le frecce sulle pareti. Ansimanti, si fermarono infine davanti a una serie di doppie porte.
“Dove siamo?”, chiese Sale, sperando in una risposta immediata, ma Pepe a questo punto non sapeva più che pesci pigliare.
“Ehi, voi due, che ci fate qui?”, gridò qualcuno dal nulla. Si girarono e videro due sconosciuti che si tenevano per mano. Con aria severa, stavano valutando i nuovi arrivati.
“Per favore... beh... siamo... siamo qui per una visita”, disse Sale, anche se non era la risposta migliore.
I due sconosciuti iniziarono subito a ridacchiare. Poi Pepe ammise: “In realtà non sappiamo nemmeno noi dove siamo. Siamo arrivati qui per caso”.
La coppia dall'aspetto severo sfoggiò un sorriso amichevole.
“Io sono Timo”.
“E io sono Menta”.
Si strinsero tutti la mano.
“Venite con noi, vi mostreremo la nave”, suggerì Timo, muovendo la mano davanti al sensore che controllava le massicce porte doppie. A quel punto, le porte…