C'era una volta un giardino lussureggiante, circondato da una fila di noccioli che ogni autunno producevano un ricco raccolto di nocciole. Fuori da quel giardino, c'erano vasti campi e prati dove pascolavano pecore e mucche, al cui collo tintinnavano grandi campanacci di latta.
Proprio al centro del giardino, si trovava un cespuglio di rose in fiore, dalle deliziose sfumature di rosa e rosso. Ai piedi del cespuglio, spesso si poteva scorgere una piccola e scontrosa lumaca di nome Irene. Una cosa importante da sapere: lei pronunciava il suo nome all'inglese, e cioè: Ay-ryn!
Chiunque si avvicinasse o passasse di lì, poteva vederla e sentirla pavoneggiarsi e ostentare quanto fosse eccezionale. Era chiaramente piuttosto spocchiosa e trascorreva ogni ora di ogni singola giornata a oziare, oziare e oziare, senza fare altro che vantarsi senza sosta.
"Vedrete”, diceva alle rose. "Quando arriverĂ il mio momento, farò molto di piĂą che fiorire un po' come voi, o produrre qualche nocciola come gli alberi, o dare un po' di latte come le mucche e le pecore”.
"Ci auguriamo di essere tutti lì ad assistere alle grandi cose che farai”, rispondevano stancamente le rose, soffocando i loro sbadigli. "Ma quando pensi che arriverĂ quel momento, se non è troppo chiedertelo?”.
"Non preoccupatevi, care roselline squallide. Sono certa che vivrete abbastanza per scoprirlo”. Rispondeva Irene, agitando compiaciuta gli occhi a destra e a sinistra. "Me la prendo comoda. Ma perchĂ© siete così impazienti? PerchĂ© tutti hanno così tanta fretta? Come se voi faceste tanto di meglio”. E abbassava gli occhi, ignorandoli.
Questa conversazione si ripetĂ© quasi ogni ora di ogni giorno per un anno. Non sorprende che le rose stentassero a credere a Irene – cioè, Ay-ryn!
In un giorno d'estate splendente e luminoso, Irene era sdraiata nel suo posto preferito al sole,…